3 marzo 2005

IL PEGGIOR MINISTRO

DICHIARAZIONE STAMPA DI GIANFRANCO CERASOLI SEGRETARIO GENERALE UIL BENI E ATTIVITA’ CULTURALI

“ URBANI IL PEGGIOR MINISTRO DEI BENI CULTURALI – MINISTERO PER GLI AMICI, PARENTI E APPARATI- S.O.S.”

La mancata approvazione della norma sugli incarichi Dirigenziali, inserita nel decreto legge n 280 del 29 novembre da parte del Senato, per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali si trasforma in un danno di grosse proporzioni poiché il settore più rilevante dell’amministrazione si ritrova senza Capo Dipartimento.
Infatti l’architetto Roberto Cecchi nominato a Capo del Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici dal quale dipendono tutte le Direzioni Regionali e tutte le Soprintendenze di settore ,vale a dire un insieme di strutture che da sole assommano ad un totale di personale di circa 18.000 unità, oggi si ritrova ad essere decaduto dall’incarico poiché l’articolo 4 ,2 comma che prevedeva la possibilità di affidare incarichi dirigenziali quali appunto quello di Capo Dipartimento con soli tre anni e non più cinque previsti dal decreto legislativo 165/2001 non è passata.
La norma cancellata dal Senato non inficia ,altrimenti si sarebbero potuti bloccare tutti i finanziamenti del Fondo Unico ,le nomine presso il Dipartimento dello Spettacolo poiché i provvedimenti di nomina dei due Direttori Generali non rientravano nella norma interpretativa tanto che la Corte dei Conti li aveva registrati prima della presentazione del decreto legge.
Questo dimostra l’incapacità del Ministro Urbani che aveva voluto tale norma, conosciuta nei Beni Culturali, “norma salva Cecchi”per rimediare ad un suo provvedimento che violava palesemente la normativa generale per l’affidamento degli incarichi Dirigenziali tanto che la Corte dei Conti a più riprese l’aveva bocciato .
Infatti Cecchi non aveva i requisiti di legge per essere messo a Capo della struttura più importante dei Beni Culturali ed oggi l’ennesima a scelta sbagliata di Urbani potrebbe determinare la messa in discussione di tutte le nomine fatte in qualità di Capo Dipartimento da Cecchi poiché egli ha concorso tramite l’espressione del “concerto” alle nomine dei 17 Direttori Regionali e dei recentissimi 84 Soprintendenti ai Beni Architettonici e paesaggio ,al Patrimonio Artistico e Storico nonché ai Soprintendenti Speciali e degli Istituti Centrali.
Ora tutte queste nomine potrebbero essere dichiarate illegittime dalla Corte dei Conti con gravissimo pregiudizio della funzionalità dell’intera macchina dei Beni Culturali sconquassata da norme fatte passare come se fossero senza costi e nomine fatte per amici e parenti.
Infatti la riforma dei Beni Culturali è costata 1.358.967,25 euro per remunerare la montagna di Capi Dipartimento e Direttori Generali che dalla Riforma Melandri a quella di Urbani, sono passati da 8 a 46 con un costo che il prode Urbani ha coperto riducendo i posti dirigenziali degli Archivi e delle Biblioteche alla faccia della tutela sul territorio.
Non solo a questo si aggiunge la creazione di nuove Soprintendenze quali quelle di Lecce e Lucca per fare un favore al Sindaco di Lecce Poli Bortone e al Presidente del Senato Pera.
Nelle nomine non viene privilegiata la competenza o la professionalità ma solo i rapporti di amicizia ,di parentela o di apparato come nel caso della Direzione Regionale del Piemonte dove viene catapultato Mario Turetta che come titolo ha solo quello di essere stato Capo della Segreteria del Ministro Urbani, la Presidenza della Fondazione del Museo Egizio viene affidata ad Alain Elkan consulente del Ministro,la Presidenza della Società Arcus viene affidata a Mario Ciaccia già Capo di Gabinetto di Urbani.
Il Capo della Segreteria del Sottosegretario Pescante, Alexia Rota è stata nominata Dirigente.
Il Capo della Segreteria del Sottosegretario Bono, Cristina Luciani anch’essa è stata nominata Dirigente
Vengono nominati Soprintendenti di settore Funzionari che nelle graduatorie di concorso per Architetto sono risultati al 26.mo posto come nel caso di Anna Maria Affanni,oggi addirittura destinata alla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Lazio, che però risulta in qualche modo imparentata con l’uomo forte del Gabinetto del Ministro.
Nel caso delle Marche a distanza di due anni comprende, che la Dott.ssa Lippi che pure aveva nominato quale esterna insieme alla Prof.ssa Pietravalle in Molise, va rimossa ed invece di nominare un Soprintendente titolare oppure affidare l’interim al Direttore Regionale Lolli Ghetti affida la reggenza di una Soprintendenza importante quale quella di Ancona che ha bisogno di essere rifondata ad un Reggente , Luciano Garella proveniente da Roma che non risulta neanche tra i 64 architetti idonei all’ultimo concorso da Dirigente e per di più da ambienti Romani si dice chiacchierato.
L’elenco potrebbe allungarsi a dismisura a dimostrazione di come il Ministero sia diventato terreno di conquista per interessi che la dicono lunga sul futuro di una amministrazione che corre il rischio di scomparire per essere trasformata in un ufficio di collocamento mentre non ci sono le risorse neanche per pagare le bollette di telefono,luce e gas.
I Musei chiuderanno a partire dal prossimo mese di gennaio,manca personale,vi saranno occupazioni da parte dei lavoratori lsu.
Ma questo per Urbani non è un problema basta tagliare gli interventi di restauro e tutto si risolve.
La Uil sta preparando un libro bianco sulla gestione “particolare “ del Ministro Urbani che oggi può essere definito senza tema di smentita il PEGGIOR MINISTRO dei Beni e Attività Culturali essendo riuscito a cancellare la fama dell’allora Ministro Bono Parrino.
La Uil lancia un S.O.S. per salvare i Beni Culturali rivolto a tutti gli uomini di Cultura affinché si possa costruire la possibilità di scrivere pagine diverse da quelle che in questi 3 anni e mezzo ha scritto Urbani.
Roma dicembre

Urbani Robin Hood toglie ai poveri restauri per dare allo spettacolo in crisi
L’Unita martedì 4 gennaio 2004Urbani
– Robin Hood: toglie ai poveri restauri per dare allo spettacolo in crisiStefano MilianiTagli di qui; sforbiciate di là, al Fondo unico dello spettacolo la Finanziaria taglia qualcosina come 36 milioni di euro per i1 2005 e uno non dovrebbe dire niente? Tanto più che il Fus, la formula che accorpa i finanziamenti statali al mondo dello spettacolo; ora arriva a 560 milioni di euro, ma già nel 2004 aveva subito un decurtamento di 38 milioni di euro. E il ministro per í beni e attività. culturali Giuliano Urbani non riesce certo a frenare l'emorragia generalizzata di cui dobbiamo ringraziare in primo luogo 'il sua capo, Berlusconi. Emorragia che prosegue come uno schiacciasassi. E no, 1'Agis non accetta di stare zitta: «Coni questa finanziaria è ormai stato di crisi», denuncia il presidente dell'associazione dei gestori` dello spettacolo Alberto Francesconi. Pertanto il responsabile dell'Agis chiede al governo un provvedimento legislativo urgente «per assicurare un .minimo di continuità operativa alle aziende di spettacolo». Vero è, osserva, che su iniziativa del direttore generale per lo spettacolo dal vivo Salvo Nastasi qualcosina qualcuno dal dicastero prova a escogitarlo; promettendo alle compagnie anticipi entro febbraio pari alla metà di quanto ricevuto nel 2004, ma è una misura per per compensare da una parte , quel che si sforbicia pesantemente da un'altra. È crisi nera e d'istinto uno vorrebbe appellarsi al ministro per i ' beni é le attività culturali in persona, Urbani. Il quale però una ne pensa , e più volte s'inguaia: innanzi tutto sapete come ha fatto a evitare un totale tracollo del Fus ? ha tolto quattrini ai restauri del patrimonio artistico. Geniale: per dare ai poveri toglie ad altri ancora più poveri. II che vuol dire non rendersi conto (o essere totalmente impotenti per far 'alcunché) che la tutela della nostra cultura figurativa richiede, suvvia, un po' di sforzi. Converrà ricordarlo, i suoi predecessori, Veltroni e Giovanna Melandri, s'erano comportati ben diversamente e anzi avevano incrementato la voce restauri. Certo, se si pensa che alle soprintendenze tagliano le risorse perfino - per pagare la luce, il telefono, il gas, c'è da stupirsi?Il mondo dello spettacolo peraltro, rispetto a chi s'occupa dell'arte, può consolarsi: dire che il direttore generale per il cinema Gaetano Blandini e il sopra citato Nastasi restano tranquillamente in carica a pochi mesi dalla riforma del: dicastero e dalla .loro nomina non sarebbe una notizia, in un posto normale. Diventa invece una notizia quando il capo del dipartimento per i beni culturali e paesaggistici Roberto Cecchi (colui che `guida il settore più corposo del ministero e da cui dipendono le direzioni regionali; le soprintendenze di settore e 18 mila dipendenti) rischia perché il Senato ha bocciato una norma, una deroga alle regole voluta da Urbani, evidentemente improponibile, che gli consentiva di coprire l'incarico. Se cade lui, che succede ai direttori regionali e ai soprintendenti a loro volta nominati da- lui? Bel pasticcio. «La Corte dei Conti potrebbe dichiarare illegittime tutte le nomine firmate da Cecchi. Urbani è i1 peggior ministro dei beni culturali - accusa ii segretario di settore della UIL Gianfranco Cerasoli - Peggio perfino della Bono Parrino. È un incapace la sua riforma è costata un milione 359 mila euro; nelle sue nomine non ha affatto, privilegiato la;competenza o la professionalità. Lanciamo un appello a tutti gli uomini di cultura» C’e n'è bisogno: Meno ministeri sempre più dirigenti

Il Messaggero - cronaca nazionale
Lunedì 3 Gennaio 2005
I dicasteri sono scesi da 18 a 14, ma i posti da capo si moltiplicano. Al Tesoro Siniscalco sceglie il successore di sé stesso Meno ministeri, ma sempre più dirigenti I direttori generali aumentano di 50. E una nomina di Urbani diventa un caso di PIETRO PIOVANI ROMA Il numero dei ministeri è diminuito, ma il numero dei dirigenti ministeriali è aumentato. Un miracolo, si dirà, ma a questo genere di miracoli la politica e la pubblica amministrazione ci hanno abituati da sempre. I fatti sono questi. La riforma Bassanini, approvata durante la precedente legislatura, stabilì che dopo le elezioni del 2001 i ministeri si sarebbero dovuti accorpare passando da diciotto a dodici. Dopo la vittoria elettorale del centrodestra, il governo Berlusconi decise di riaumentare leggermente il numero dei dicasteri portandoli a quattordici. È a questo punto che il miracolo si realizza: nonostante le strutture si siano accorpate, i posti da dirigente generale non sono diminuiti. Al contrario sono aumentati. Circa cinquanta in più, secondo un calcolo non ufficiale che circola negli ambienti del Tesoro. E pensare che la riduzione dei ministeri doveva servire proprio a snellire le strutture, a concentrare le forze, a organizzare squadre di tecnici più compatte e meglio attrezzate. Da almeno un decennio si dice che i dirigenti statali sono troppi. La riforma che ha consentito ai ministri di rimuovere i dirigenti non graditi (il cosiddetto spoils system ) finora ha aggravato l’esubero. A ogni cambio di maggioranza politica, buona parte dei capi vengono rimossi, e messi a riposo con incarichi fittizi; al loro posto arrivano altri capi considerati di fiducia dal nuovo governo e che saranno inesorabilmente sostituiti al successivo cambio di maggioranza. A proposito di spoils system e di dirigenti in scadenza, in diversi ministeri stanno avvenendo fatti significativi in questi giorni. Vediamo la situazione di due di questi: Beni culturali ed Economia. Beni culturali . Il ministro Giuliano Urbani si trova in difficoltà per il caso di un suo capo dipartimento: Roberto Cecchi, dirigente di “seconda fascia” (cioè non generale) nominato cinque mesi fa al vertice dei Beni paesaggistici e architettonici, il dipartimento più importante del ministero (comanda 18 mila dipendenti, tutte le direzioni regionali e le soprintendenze di settore). La Corte dei conti ha detto chiaramente che la nomina di Cecchi non può essere valida: un dirigente di seconda fascia non può fare il capo di dipartimento. La salvezza per Urbani stava in un recente decreto del governo. In base a un articolo di questo decreto, tutti i dirigenti di seconda fascia che hanno mantenuto un incarico di prima fascia per almeno tre anni sono promossi vita natural durante alla fascia superiore. È proprio il caso di Cecchi: nel marzo del 2001 il ministro di allora, Giovanna Melandri, gli aveva assegnato un incarico di direttore generale, posto che Cecchi ha occupato fino allo scorso agosto. Grazie al decreto, quindi, il dirigente sarebbe entrato di diritto nella prima fascia e l’obiezione della Corte dei conti sarebbe stata superata. Ma pochi giorni fa il Senato ha modificato il testo del decreto, eliminando l’articolo in questione. E adesso? In teoria Urbani dovrebbe trovarsi un altro capo dipartimento. Non solo: la Corte dei conti potrebbe dichiarare illegittime anche tutte le nomine firmate in questi mesi da Cecchi in qualità di capo dipartimento: 17 direttori regionali e 84 soprintendenti. Secondo Gianfranco Cerasoli, segretario della Uil - Beni culturali, la riforma del ministero ha prodotto un forte aumento di costi: per la precisione «è costata 1.358.967,25 euro» dice. Tanto si spenderebbe «per remunerare la montagna di capi dipartimento e direttori generali che sono passati da 8 a 46». L’aumento di posti è stato coperto, continua il sindacalista, «riducendo i posti dirigenziali degli archivi e delle biblioteche». Cerasoli indica una serie di nomine che, a suo avviso, sono di stampo clientelare: il capo della segreteria del ministro spedito alla direzione regionale del Piemonte; il capo di gabinetto è finito alla presidenza della Società Arcus; il capo della segreteria del sottosegretario Bono è stato nominato dirigente; e anche Alain Elkann, prima scelto da Urbani come suo consulente, è diventato presidente del Museo Egizio di Torino. Per tutte queste ragioni la Uil sta preparando un libro bianco sulla gestione di Urbani. Economia. Da quando Domenico Siniscalco è diventato ministro, il ministero si trova in una singolare situazione: il ministro e il capo dipartimento sono la stessa persona. Ora però l’incarico di Siniscalco come dirigente è scaduto ed è improbabile che il ministro Siniscalco voglia riconfermare sé stesso. Chi sarà il successore? Il nome dato per probabile è quello di Guido Tabellini, professore dell’università