26 gennaio 2009

QUAL'E' IL MOTIVO DI TANTO CANCAN SU QUESTO NUOVO MODELLO DI CONTRATTO!

QUAL'E' IL MOTIVO DI TANTO CANCAN SU QUESTO NUOVO MODELLO DI CONTRATTO!

postato da alias [25/01/2009 23:23]

COSA C'E' DIETRO A TANTO CAN CAN!

Sono anni che la stampa ci spiega come la classe politica è costretta a ripeterci il solito ritornello: vorremmo ridurre le tasse e aumentare i salari ma purtroppo dovete capire che il momento è grave, prima dobbiamo entrare in Europa, poi ci sono le torri del World Trade Center, poi la guerra al terrorismo e le missioni per il mondo, ora la crisi finanziaria mondiale, il tutto intervallato dall’aumento dei costi delle materie prime, dai bond argentini, dalla parmalat e chi più ne ha più ne metta, ma a pagare pare proprio che siamo solo e sempre noi cittadini.
Sta di fatto che quando c’è tanta ciccia pochi la divorano e a noi solo fumo negli occhi.
Adesso c’è il disaccordo sulla riforma della contrattazione, che causa una nuova e ai più incomprensibile divisione del sindacato sui contenuti, sarà che sono stupidi questi che hanno firmato o quelli che non l’hanno firmato o c’è qualcosa che non va?
Epurando il testo dell’accordo dalle fumosità delle dichiarazioni di principio possiamo pensare di individuare il nocciolo della questione che possiamo condensare in due considerazioni.
La prima considerazione certa è la modalità di calcolo per stabilire l'ammontare massimo degli aumenti contrattuali dei contratti nazionali di categoria, al posto del vecchio indice (a fregatura) della inflazione programmata, ora si utilizzerà un parametro elaborato da Eurostat e che si chiama IPCA.
Apparentemente sembrerebbe un miglioramento, se non fosse che l'indice IPCA viene depurato del contributo all'inflazione causato dagli aumenti dei prezzi dei beni energetici (energia e materie prime energetiche vedi benzina), che costituiscono notoriamente la principale componente dell'inflazione, sebbene i firmatari possano dire il contrario, non ho mai visto in questo Paese una riforma o un cambiamento in meglio.
Questo determinerà molto probabilmente la riduzione del potere d'acquisto dei salari e degli stipendi nei prossimi anni.
Se poi si considera che il recupero della differenza tra inflazione reale e inflazione misurata dall'IPCA avviene nel triennio successivo a quello in cui si è avuta la perdita e che tale recupero non è automatico, ma si ottiene per via negoziale e che per il comparto pubblico deve essere compatibile con le risorse finanziare, diventa chiaro che ogni contratto nazionale si occuperà di recuperare in parte il potere d'acquisto perduto nel triennio precedente e non anticiperà per nulla le perdite future di potere d'acquisto.
La seconda questione essenziale è che la remunerazione degli aumenti di produttività del lavoro potrà essere presa in considerazione solo negli accordi aziendali di secondo livello, mentre oggi i contratti nazionali remunerano anche quella che si chiama la produttività media del settore. Domani non sarà più possibile.
Questi parrebbero i due punti strutturali più rilevanti dell’accordo, oltre ad un’altra norma che vieta le azioni sindacali durante la contrattazione, proprio nel momento che più serve per appoggiare la trattativa con la pressione dei lavoratori., in quanto, come diceva Lech Walesa: una trattativa sindacale non è un invito a un pranzo di gala.


Sintesi PARZIALMENTE E LIBERAMENTE tratta dall’articolo di Paolo Brutti su:
http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/articoli/lavoro/riforma_della_contrattazione_c.php


Il testo dell’accordo è scaricabile dal sito:
http://www.uilpa.it/


di seguito alcuni pezzi tratti dalla rete.


23-01-09
CONTRATTI: UIL, CGIL FACCIA RIFLESSIONE ATTENTA SU NUOVO MODELLO

Dal sito:
http://www.asca.it/news-CONTRATTI__UIL__CGIL_FACCIA_RIFLESSIONE_ATTENTA_SU_NUOVO_MODELLO-804497-ORA-.html

(ASCA) - Roma, 23 gen - ''La Cgil maturi una riflessione attenta sull'evoluzione della societa' italiana e sull'opportunita' che questo nuovo modello offre per predisporre risposte efficaci alle nuove esigenze del mondo del lavoro e dell'economia''. E' quanto chiede la Uil al sindacato di Corso d'Italia all'indomani dell'accordo di Palazzo Chigi sulla riforma del sistema contrattuale.

''Questa - prosegue la sigla sindacale - puo' e deve essere anche l'occasione per aprire un confronto proprio sul modello di sindacato e di rappresentanza in cui i lavoratori e non la politica siano chiamati a decidere come farsi rappresentare rispetto alle scelte che li riguardano''.

Secondo la Uil ''il vecchio sistema aveva da tempo esaurito il proprio compito'' e continuando ad applicare quel sistema ''oggi, si programmava sistematicamente una riduzione dei salari. Questo non era piu' accettabile''.

Con il nuovo modello, invece ''la crescita dei salari reali, che sara' assicurata dalla compiuta applicazione di questo modello, costituira' una delle leve per generare lo sviluppo del Paese. Potremo finalmente uscire dalla trappola dei bassi salari e della bassa produttivita'.
Questa e' stata la rivendicazione della Uil e questa rivendicazione, con la firma dell'accordo, e' stata soddisfatta''.




CONTRATTI: EPIFANI, SERVE UN REFERENDUM. NO CISL-UIL
Dal sito:

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_874113441.html

(ANSA) - ROMA, 24 GEN - Il leader della Cgil Guglielmo Epifani teme che d'ora in avanti per il rinnovo dei contratti vigeranno "le regole della giungla, la legge del più forte". E dopo il no all'accordo sul nuovo modello contrattuale chiede a Cisl e Uil, che hanno invece firmato l'intesa, di dare l'ultima parola a tutti i lavoratori, con un referendum. A stretto giro il no dei leader di Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni: gli iscritti della Cgil non possono giudicare una intesa che il loro sindacato non ha firmato, dicono i leader di Uil e Cisl.

Mentre il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, commenta: "La Cgil si è fossilizzata su posizioni antistoriche che francamente non riesco a capire quanto bene possano fare, non solo alla Cgil stessa. Fanno male soprattutto ai lavoratori". Il dibattito del giorno dopo è acceso. Il no del primo sindacato italiano all'intesa firmata da 25 tra sigle sindacali e associazioni dei datori di lavoro apre una difficile fase di confronto, tra sindacati, con gli industriali, e tra parti sociali e governo. Per il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, "c'é ancora tempo per recuperare anche la Cgil. Ed è quello che la Cisl auspica sinceramente".

Dare "la parola definitiva" a tutti i lavoratori, ha detto Epifani, "é una condizione democratica e ineludibile in questa situazione". Serve un referendum, ha detto da Genova (dove ha partecipato alla commemorazione del sindacalista Guido Rossa, ucciso trent'anni fa dalle Brigate Rosse): "Chiederemo formalmente a Cisl e Uil di procedere a una discussione in tutti i luoghi di lavoro e di definire le modalità attraverso cui i lavoratori possono liberamente esprimersi". Secco il no di Luigi Angeletti, per "un motivo semplice: serve reciprocità - dice il leader della Uil -. Abbiamo firmato un accordo che la Cgil non condivide, e vuole che anche i suoi iscritti possano giudicare questa decisione. Va bene solo se è un patto, solo se d'ora in avanti anche i nostri iscritti potranno giudicare le decisioni della Cgil che noi non condividiamo".

E la pensa così anche Raffaele Bonanni: "Non comprendiamo proprio questa richiesta della Cgil'", dice. Per il segretario generale della Cisl "il referendum ha un senso ed un valore politico quando si tratta di accordi unitari", mentre in questo caso "chi ha sottoscritto l'intesa consulterà i propri iscritti ed i lavoratori". Dopo aver sottolineato le sue preoccupazioni in una intervista a Repubblica, Epifani incalza: non aver raggiunto una intesa condivisa "é un errore molto pesante, soprattutto verso i lavoratori e le imprese", e non manca "una responsabilità di Confindustria: è inutile che oggi la presidente Emma Marcegaglia inviti la Cgil a ritornare.

La Cgil aveva dichiarato fino a un minuto prima la propria disponibilità e anche di più a ritoccare quelle parte della proposta che avrebbero consentito di chiudere diversamente la vicenda. Quali? Confindustria lo sa, non ha voluto. Non ha voluto perché non poteva e questo mi fa dire che ha una corresponsabilità". Dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, un commento anche alla posizione delle banche: 'L'incertezza dell'Abi riguardo la firma rende facile la battuta per cui banchieri e la Cgil sono uniti dalla comune logica conservatrice".

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