5 marzo 2005

RIFORME DI CARTA

COMUNICATO STAMPA
A seguito della riforma Urbani (DPR 173/04), che interpreta il decentramento funzionale del Ministero dei Beni e Attività Culturali, come una sorta di accentramento burocratico,le OOSS hanno inviato due richieste di incontro (il 4 febbraio e 11 febbraio 2005)- finalizzate a conoscere la distribuzione delle risorse del personale sul territorio e le modalità di fruizione del servizio pubblico, alla luce di annunci fatti dallo stesso Ministro, di possibili privatizzazioni, - Inviate alla Direzione Regionale della Lombardia, attualmente senza alcun riscontro,le segreterie regionali diCGIL-FP UIL-BAC UNSA-SNABCA RDB-BENI CULTURALI hanno indetto
PER IL GIORNO 23 FEBBRAIO 2005 DUE ORE DI ASSEMBLEA DI TUTTO IL PERSONALE DALLE ORE 12.30 ALLE ORE 14.30CONTEMPORANEAMENTE IN TUTTI GLI ISTITUTI DELLA LOMBARDIACON CHIUSURA DI TUTTI I SITI APERTI AL PUBBLICO:Cenacolo Vinciano e Pinacoteca di Brera a Milano, Palazzo Ducale di Mantova, Rocca Scaligera e Grotte di Catullo a Sirmione, Villa Romana di Desenzano, Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico di Milano e di Mantova, Beni Architettonici e del Paesaggio di Milano e Brescia. Iniziativa di informazione alla Soprintendenza Archeologica di Milano.Le assemblee sono indette per discutere con i lavoratori delle scelte di gestione della Direzione regionale della Lombardia, delle ripercussioni sui singoli Istituti e delle difficoltà a veder garantite corrette relazioni sindacali.Si deve subito dire che il problema di origine delle Direzioni Regionali (sin dalla riforma Melandri ed oggi, con i provvedimenti a firma Urbani) sta nel fatto che non si è previsto un organico specifico per tali uffici.
Il personale delle Direzioni Regionali può provenire solo da due canali:
a) trasferimento dalle Soprintendenze di settore, cronicamente sottoorganico (al Nord);
b) tramite mobilità da altri enti pubblici, naturalmente a titolo oneroso.
In teoria, le Direzioni Regionali dovrebbero acquisire competenze, prima in capo alle Soprintendenze di settore; in realtà, tali Direzioni hanno ereditato molte competenze prima attribuite alle Direzioni Generali del Ministero (che tuttavia ancora permangono).Inoltre i provvedimenti in capo alla Direzione Regionale necessitano di una specifica istruttoria completamente scaricata sulle Soprintendenze di settore, per il semplice motivo che sono comunque gli Uffici che operano a diretto contatto con il territorio.
E’ innegabile che il doppio passaggio tra le Direzioni Regionali e gli Uffici centrali del Ministero comporta un rilevante appesantimento delle procedure a tutto discapito dell’efficacia dell’azione di tutela.In realtà l’intervista al Ministro Urbani, pubblicata sull’inserto culturale del “Sole 24 ore” del 19/9/2004, rivela le reali motivazioni della riforma: il Ministro parla di “Satrapia” (le Soprintendenze di settore) che devono essere messe sotto il controllo gerarchico.
Una Soprintendenza che si trova ad operare nelle condizioni di grave carenze di organico e con i tagli alle spese di funzionamento che superano il 40% di quelle riferite all’anno precedente, non può certo ambire a diventare una Satrapia o un Califfato.
Le vere Satrapie sono quegli interessi sul territorio che hanno tutto da guadagnare da un apparato di tutela immobilizzato, con poche risorse e consumato da una dialettica interna, prodotta da non appropriate riforme.
Tutto sommato la riforma in Lombardia parte col piede sbagliato.
CGIL UIL UNSA-SNABCA RDB

3 marzo 2005

IL PEGGIOR MINISTRO

DICHIARAZIONE STAMPA DI GIANFRANCO CERASOLI SEGRETARIO GENERALE UIL BENI E ATTIVITA’ CULTURALI

“ URBANI IL PEGGIOR MINISTRO DEI BENI CULTURALI – MINISTERO PER GLI AMICI, PARENTI E APPARATI- S.O.S.”

La mancata approvazione della norma sugli incarichi Dirigenziali, inserita nel decreto legge n 280 del 29 novembre da parte del Senato, per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali si trasforma in un danno di grosse proporzioni poiché il settore più rilevante dell’amministrazione si ritrova senza Capo Dipartimento.
Infatti l’architetto Roberto Cecchi nominato a Capo del Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici dal quale dipendono tutte le Direzioni Regionali e tutte le Soprintendenze di settore ,vale a dire un insieme di strutture che da sole assommano ad un totale di personale di circa 18.000 unità, oggi si ritrova ad essere decaduto dall’incarico poiché l’articolo 4 ,2 comma che prevedeva la possibilità di affidare incarichi dirigenziali quali appunto quello di Capo Dipartimento con soli tre anni e non più cinque previsti dal decreto legislativo 165/2001 non è passata.
La norma cancellata dal Senato non inficia ,altrimenti si sarebbero potuti bloccare tutti i finanziamenti del Fondo Unico ,le nomine presso il Dipartimento dello Spettacolo poiché i provvedimenti di nomina dei due Direttori Generali non rientravano nella norma interpretativa tanto che la Corte dei Conti li aveva registrati prima della presentazione del decreto legge.
Questo dimostra l’incapacità del Ministro Urbani che aveva voluto tale norma, conosciuta nei Beni Culturali, “norma salva Cecchi”per rimediare ad un suo provvedimento che violava palesemente la normativa generale per l’affidamento degli incarichi Dirigenziali tanto che la Corte dei Conti a più riprese l’aveva bocciato .
Infatti Cecchi non aveva i requisiti di legge per essere messo a Capo della struttura più importante dei Beni Culturali ed oggi l’ennesima a scelta sbagliata di Urbani potrebbe determinare la messa in discussione di tutte le nomine fatte in qualità di Capo Dipartimento da Cecchi poiché egli ha concorso tramite l’espressione del “concerto” alle nomine dei 17 Direttori Regionali e dei recentissimi 84 Soprintendenti ai Beni Architettonici e paesaggio ,al Patrimonio Artistico e Storico nonché ai Soprintendenti Speciali e degli Istituti Centrali.
Ora tutte queste nomine potrebbero essere dichiarate illegittime dalla Corte dei Conti con gravissimo pregiudizio della funzionalità dell’intera macchina dei Beni Culturali sconquassata da norme fatte passare come se fossero senza costi e nomine fatte per amici e parenti.
Infatti la riforma dei Beni Culturali è costata 1.358.967,25 euro per remunerare la montagna di Capi Dipartimento e Direttori Generali che dalla Riforma Melandri a quella di Urbani, sono passati da 8 a 46 con un costo che il prode Urbani ha coperto riducendo i posti dirigenziali degli Archivi e delle Biblioteche alla faccia della tutela sul territorio.
Non solo a questo si aggiunge la creazione di nuove Soprintendenze quali quelle di Lecce e Lucca per fare un favore al Sindaco di Lecce Poli Bortone e al Presidente del Senato Pera.
Nelle nomine non viene privilegiata la competenza o la professionalità ma solo i rapporti di amicizia ,di parentela o di apparato come nel caso della Direzione Regionale del Piemonte dove viene catapultato Mario Turetta che come titolo ha solo quello di essere stato Capo della Segreteria del Ministro Urbani, la Presidenza della Fondazione del Museo Egizio viene affidata ad Alain Elkan consulente del Ministro,la Presidenza della Società Arcus viene affidata a Mario Ciaccia già Capo di Gabinetto di Urbani.
Il Capo della Segreteria del Sottosegretario Pescante, Alexia Rota è stata nominata Dirigente.
Il Capo della Segreteria del Sottosegretario Bono, Cristina Luciani anch’essa è stata nominata Dirigente
Vengono nominati Soprintendenti di settore Funzionari che nelle graduatorie di concorso per Architetto sono risultati al 26.mo posto come nel caso di Anna Maria Affanni,oggi addirittura destinata alla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Lazio, che però risulta in qualche modo imparentata con l’uomo forte del Gabinetto del Ministro.
Nel caso delle Marche a distanza di due anni comprende, che la Dott.ssa Lippi che pure aveva nominato quale esterna insieme alla Prof.ssa Pietravalle in Molise, va rimossa ed invece di nominare un Soprintendente titolare oppure affidare l’interim al Direttore Regionale Lolli Ghetti affida la reggenza di una Soprintendenza importante quale quella di Ancona che ha bisogno di essere rifondata ad un Reggente , Luciano Garella proveniente da Roma che non risulta neanche tra i 64 architetti idonei all’ultimo concorso da Dirigente e per di più da ambienti Romani si dice chiacchierato.
L’elenco potrebbe allungarsi a dismisura a dimostrazione di come il Ministero sia diventato terreno di conquista per interessi che la dicono lunga sul futuro di una amministrazione che corre il rischio di scomparire per essere trasformata in un ufficio di collocamento mentre non ci sono le risorse neanche per pagare le bollette di telefono,luce e gas.
I Musei chiuderanno a partire dal prossimo mese di gennaio,manca personale,vi saranno occupazioni da parte dei lavoratori lsu.
Ma questo per Urbani non è un problema basta tagliare gli interventi di restauro e tutto si risolve.
La Uil sta preparando un libro bianco sulla gestione “particolare “ del Ministro Urbani che oggi può essere definito senza tema di smentita il PEGGIOR MINISTRO dei Beni e Attività Culturali essendo riuscito a cancellare la fama dell’allora Ministro Bono Parrino.
La Uil lancia un S.O.S. per salvare i Beni Culturali rivolto a tutti gli uomini di Cultura affinché si possa costruire la possibilità di scrivere pagine diverse da quelle che in questi 3 anni e mezzo ha scritto Urbani.
Roma dicembre

Urbani Robin Hood toglie ai poveri restauri per dare allo spettacolo in crisi
L’Unita martedì 4 gennaio 2004Urbani
– Robin Hood: toglie ai poveri restauri per dare allo spettacolo in crisiStefano MilianiTagli di qui; sforbiciate di là, al Fondo unico dello spettacolo la Finanziaria taglia qualcosina come 36 milioni di euro per i1 2005 e uno non dovrebbe dire niente? Tanto più che il Fus, la formula che accorpa i finanziamenti statali al mondo dello spettacolo; ora arriva a 560 milioni di euro, ma già nel 2004 aveva subito un decurtamento di 38 milioni di euro. E il ministro per í beni e attività. culturali Giuliano Urbani non riesce certo a frenare l'emorragia generalizzata di cui dobbiamo ringraziare in primo luogo 'il sua capo, Berlusconi. Emorragia che prosegue come uno schiacciasassi. E no, 1'Agis non accetta di stare zitta: «Coni questa finanziaria è ormai stato di crisi», denuncia il presidente dell'associazione dei gestori` dello spettacolo Alberto Francesconi. Pertanto il responsabile dell'Agis chiede al governo un provvedimento legislativo urgente «per assicurare un .minimo di continuità operativa alle aziende di spettacolo». Vero è, osserva, che su iniziativa del direttore generale per lo spettacolo dal vivo Salvo Nastasi qualcosina qualcuno dal dicastero prova a escogitarlo; promettendo alle compagnie anticipi entro febbraio pari alla metà di quanto ricevuto nel 2004, ma è una misura per per compensare da una parte , quel che si sforbicia pesantemente da un'altra. È crisi nera e d'istinto uno vorrebbe appellarsi al ministro per i ' beni é le attività culturali in persona, Urbani. Il quale però una ne pensa , e più volte s'inguaia: innanzi tutto sapete come ha fatto a evitare un totale tracollo del Fus ? ha tolto quattrini ai restauri del patrimonio artistico. Geniale: per dare ai poveri toglie ad altri ancora più poveri. II che vuol dire non rendersi conto (o essere totalmente impotenti per far 'alcunché) che la tutela della nostra cultura figurativa richiede, suvvia, un po' di sforzi. Converrà ricordarlo, i suoi predecessori, Veltroni e Giovanna Melandri, s'erano comportati ben diversamente e anzi avevano incrementato la voce restauri. Certo, se si pensa che alle soprintendenze tagliano le risorse perfino - per pagare la luce, il telefono, il gas, c'è da stupirsi?Il mondo dello spettacolo peraltro, rispetto a chi s'occupa dell'arte, può consolarsi: dire che il direttore generale per il cinema Gaetano Blandini e il sopra citato Nastasi restano tranquillamente in carica a pochi mesi dalla riforma del: dicastero e dalla .loro nomina non sarebbe una notizia, in un posto normale. Diventa invece una notizia quando il capo del dipartimento per i beni culturali e paesaggistici Roberto Cecchi (colui che `guida il settore più corposo del ministero e da cui dipendono le direzioni regionali; le soprintendenze di settore e 18 mila dipendenti) rischia perché il Senato ha bocciato una norma, una deroga alle regole voluta da Urbani, evidentemente improponibile, che gli consentiva di coprire l'incarico. Se cade lui, che succede ai direttori regionali e ai soprintendenti a loro volta nominati da- lui? Bel pasticcio. «La Corte dei Conti potrebbe dichiarare illegittime tutte le nomine firmate da Cecchi. Urbani è i1 peggior ministro dei beni culturali - accusa ii segretario di settore della UIL Gianfranco Cerasoli - Peggio perfino della Bono Parrino. È un incapace la sua riforma è costata un milione 359 mila euro; nelle sue nomine non ha affatto, privilegiato la;competenza o la professionalità. Lanciamo un appello a tutti gli uomini di cultura» C’e n'è bisogno: Meno ministeri sempre più dirigenti

Il Messaggero - cronaca nazionale
Lunedì 3 Gennaio 2005
I dicasteri sono scesi da 18 a 14, ma i posti da capo si moltiplicano. Al Tesoro Siniscalco sceglie il successore di sé stesso Meno ministeri, ma sempre più dirigenti I direttori generali aumentano di 50. E una nomina di Urbani diventa un caso di PIETRO PIOVANI ROMA Il numero dei ministeri è diminuito, ma il numero dei dirigenti ministeriali è aumentato. Un miracolo, si dirà, ma a questo genere di miracoli la politica e la pubblica amministrazione ci hanno abituati da sempre. I fatti sono questi. La riforma Bassanini, approvata durante la precedente legislatura, stabilì che dopo le elezioni del 2001 i ministeri si sarebbero dovuti accorpare passando da diciotto a dodici. Dopo la vittoria elettorale del centrodestra, il governo Berlusconi decise di riaumentare leggermente il numero dei dicasteri portandoli a quattordici. È a questo punto che il miracolo si realizza: nonostante le strutture si siano accorpate, i posti da dirigente generale non sono diminuiti. Al contrario sono aumentati. Circa cinquanta in più, secondo un calcolo non ufficiale che circola negli ambienti del Tesoro. E pensare che la riduzione dei ministeri doveva servire proprio a snellire le strutture, a concentrare le forze, a organizzare squadre di tecnici più compatte e meglio attrezzate. Da almeno un decennio si dice che i dirigenti statali sono troppi. La riforma che ha consentito ai ministri di rimuovere i dirigenti non graditi (il cosiddetto spoils system ) finora ha aggravato l’esubero. A ogni cambio di maggioranza politica, buona parte dei capi vengono rimossi, e messi a riposo con incarichi fittizi; al loro posto arrivano altri capi considerati di fiducia dal nuovo governo e che saranno inesorabilmente sostituiti al successivo cambio di maggioranza. A proposito di spoils system e di dirigenti in scadenza, in diversi ministeri stanno avvenendo fatti significativi in questi giorni. Vediamo la situazione di due di questi: Beni culturali ed Economia. Beni culturali . Il ministro Giuliano Urbani si trova in difficoltà per il caso di un suo capo dipartimento: Roberto Cecchi, dirigente di “seconda fascia” (cioè non generale) nominato cinque mesi fa al vertice dei Beni paesaggistici e architettonici, il dipartimento più importante del ministero (comanda 18 mila dipendenti, tutte le direzioni regionali e le soprintendenze di settore). La Corte dei conti ha detto chiaramente che la nomina di Cecchi non può essere valida: un dirigente di seconda fascia non può fare il capo di dipartimento. La salvezza per Urbani stava in un recente decreto del governo. In base a un articolo di questo decreto, tutti i dirigenti di seconda fascia che hanno mantenuto un incarico di prima fascia per almeno tre anni sono promossi vita natural durante alla fascia superiore. È proprio il caso di Cecchi: nel marzo del 2001 il ministro di allora, Giovanna Melandri, gli aveva assegnato un incarico di direttore generale, posto che Cecchi ha occupato fino allo scorso agosto. Grazie al decreto, quindi, il dirigente sarebbe entrato di diritto nella prima fascia e l’obiezione della Corte dei conti sarebbe stata superata. Ma pochi giorni fa il Senato ha modificato il testo del decreto, eliminando l’articolo in questione. E adesso? In teoria Urbani dovrebbe trovarsi un altro capo dipartimento. Non solo: la Corte dei conti potrebbe dichiarare illegittime anche tutte le nomine firmate in questi mesi da Cecchi in qualità di capo dipartimento: 17 direttori regionali e 84 soprintendenti. Secondo Gianfranco Cerasoli, segretario della Uil - Beni culturali, la riforma del ministero ha prodotto un forte aumento di costi: per la precisione «è costata 1.358.967,25 euro» dice. Tanto si spenderebbe «per remunerare la montagna di capi dipartimento e direttori generali che sono passati da 8 a 46». L’aumento di posti è stato coperto, continua il sindacalista, «riducendo i posti dirigenziali degli archivi e delle biblioteche». Cerasoli indica una serie di nomine che, a suo avviso, sono di stampo clientelare: il capo della segreteria del ministro spedito alla direzione regionale del Piemonte; il capo di gabinetto è finito alla presidenza della Società Arcus; il capo della segreteria del sottosegretario Bono è stato nominato dirigente; e anche Alain Elkann, prima scelto da Urbani come suo consulente, è diventato presidente del Museo Egizio di Torino. Per tutte queste ragioni la Uil sta preparando un libro bianco sulla gestione di Urbani. Economia. Da quando Domenico Siniscalco è diventato ministro, il ministero si trova in una singolare situazione: il ministro e il capo dipartimento sono la stessa persona. Ora però l’incarico di Siniscalco come dirigente è scaduto ed è improbabile che il ministro Siniscalco voglia riconfermare sé stesso. Chi sarà il successore? Il nome dato per probabile è quello di Guido Tabellini, professore dell’università

TROPPI REGGENTI AI BENI CULTURALI

Taluni Capi Dipartimento hanno nominato dirigente reggente alcuni Funzionari C2.
Tali scelte avevano destato dubbi e dalla Corte dei Conti sono arrivati messaggi che peraltro si muovevano sulla base di decisioni assunte in passato su scelte operate da altre amministrazioni .
Oggi l’amministrazione è costretta a fare marcia indietro proprio in virtù della delibera che noi pubblichiamo e che come vedete non permette l’affidamento a funzionari di C2 di Uffici o Istituti Dirigenziali.
Cosa dire,questa è l’ennesima dimostrazione o di una Amministrazione incapace e superficiale oppure di una Amministrazione che dell’arroganza e del disprezzo delle regole ne fa uso spesso e volentieri.
Deliberazione n. 13/2003/P
REPUBBLICA ITALIANA
La Corte dei Conti
In Sezione centrale di Controllo di legittimità
su atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato
I Collegio
nell’adunanza del 12 giugno 2003
*****
Visto il decreto 27 dicembre 2002 del Capo del Dipartimento per le Politiche fiscali;
visto il rilievo istruttorio n. 16 del 16 aprile 2003 dell’Ufficio di controllo atti del Ministero dell’Economia e delle finanze e la risposta dell’Amministrazione pervenuta alla Corte dei conti in data 16 maggio 2003;
vista l’ordinanza in data 28 maggio 2003 con la quale il Presidente della Sezione Centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato ha convocato per l’adunanza odierna il I Collegio della Sezione;
vista la nota della Sezione Centrale di controllo in data 29 maggio 2003 con la quale la predetta ordinanza è stata trasmessa al Ministero dell’Economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato -;
visto il testo unico delle leggi sull’ordinamento della Corte dei conti, approvato con R.D. 12 luglio 1934, n. 1214;
vista la legge 14 gennaio 1994, n. 20;
visto l’art. 27 della legge 24 novembre 2000, n. 340;
udito il relatore consigliere Michele Umberto FRANCESE;
intervenuto il rappresentante del Ministero dell’Economia e delle finanze;
ritenuto in
F A T T O
Con il provvedimento in esame è stata attribuita al sig. Andrea Salvaggio – pos. econ. C2 – la temporanea reggenza del Rep. 1° nell’ambito degli Ufficio alle dirette dipendenze del Capo del Dipartimento per le Politiche Fiscali, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ai sensi dell’art. 12, comma 3, del D.L. 28 marzo n. 79, convertito dalla legge 28 maggio 1997 n. 140.
Con rilievo istruttorio n. 16 del 16 aprile 2003 il competente Ufficio di controllo della Corte ha restituito, non registrato, il citato provvedimento rappresentando delle perplessità in ordine all’inquadramento alla ex VIII qualifica funzionale del sig. Salvaggio, a se guito di procedure di riqualificazione dichiarate illegittime dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 194 del 9 maggio 2002 – ed osservando inoltre che il predetto funzionario risulta privo del requisito di “almeno 5 anni di effettivo servizio” nella 8° q.f., ora area C – pos. econ. C2 -, richiesto per gli incarichi di reggenza dal decreto del Ministero delle finanze n. 1911/97.
In sede di risposta al rilievo, l’Amministrazione ha controdedotto precisando, in merito alle menzionate procedure di riqualificazione, che la legge 265/2002 le ha provvisoriamente salvaguardate in attesa di una specifica disciplina contrattuale tuttora non intervenuta. Viceversa, con riferimento alla censura in ordine al requisito di 5 anni di effettivo servizio nella 8 q.f. – pos. econ. C2 -, ha affermato.”Il D.M. n. 1911/97, emanato vigente ancora l’ordinamento previsto dalla legge n. 312/80, si riferisce ad un sistema che è stato modificato dal contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale dei Ministeri per il quadriennio 1998/2001, pubblicato in G.U. il 25 febbraio 1999. Tale C.C.N.L., avente forza di legge dopo la riforma del rapporto di pubblico impiego ex d.legvo 29/93, istituisce un nuovo sistema ordinamentale del personale, ora diviso in 3 aree, abrogando la vecchia ripartizione in qualifiche funzionali.”
“Il nuovo ordinamento, tenuto conto della sua natura innovativa non risulta però essere completamente assimilabile al precedente, con conseguente necessità di adeguare, anche in via interpretativa, il ripetuto D.M. n. 1911/99, ai fini della sua applicazione, nell’ambito di tale nuovo ordinamento. In questo senso, corre l’obbligo di evidenziare il riferimento esplicito di equipollenza, contenuto nelle norme finali del citato contratto, delle posizioni econ. C1, C2 e C3 alla ex carriera direttiva ai fini dell’applicazione dell’art. 28, comma 2, del d.legvo n. 29/93”, che prevede l’accesso alla dirigenza.
A giudizio dell’Ufficio di controllo della Corte le suindicate argomentazioni nel mentre sono apparse idonee a superare le perplessità sul primo punto, dal momento che, effettivamente, l’art. 1 comma 4 del decreto legge n. 209/2002 convertito dalla legge 22 novembre 2002 n. 265, prendendo atto della sentenza Corte Costituzionale n. 194 del 9 maggio 2002 recante la declaratoria di illegittimità delle procedure di riqualificazione espletate in applicazione di norme dichiarate incostituzionali, ha temporaneamente salvaguardato la posizione dei vincitori di quei concorsi tra cui il Salvaggio, in attesa della disciplina contrattuale della materia tuttora non intervenuta. Viceversa con riferimento al secondo punto del rilievo le argomentazioni dell’Amministrazione non sono apparse altrettanto idonee ad inficiarne la fondatezza talchè si è pervenuti alla odierna Adunanza di trattazione, a seguito di apposita Ordinanza del Presidente della Sezione Centrale di controllo su atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato, emanata il 28 maggio 2003 e ritualmente comunicata all’Amministrazione interessata.
“In limite litis” l’Amministrazione ha fatto pervenire una memoria in cui, ribadendo la equipollenza delle posizioni economiche C1, C2 e C3, ai fini dell’accesso alla dirigenza, ne ha esteso e potenziato la valenza a tutti gli effetti, ivi compreso il caso della reggenza essendo l’area C - si asserisce - “un’area unica ed omogenea”.
E’ presente per l’Amministrazione il dott. Aldo BOVI Direttore dell’Ufficio Amministrazione delle Risorse - Area III - Rep. XI del Dipartimento per le Politiche Fiscali, il quale insiste per la registrazione del decreto all’esame, ribadendo ancora una volta le tesi esposte in memoria.
D I R I T T O
Come risulta dalla rassegna in fatto, la Sezione è chiamata a decidere se il mutato sistema ordinamentale del personale statale che ha sostituito le preesistenti qualifiche funzionali VII, VIII e IX nelle attuali posizioni economiche C1, C2 e C3 abbia apportato alle corrispondenti mansioni delle modifiche sostanziali, tali da far ritenere travolti e superati il contenuto e la disciplina delle preesistenti qualifiche funzionali. In particolare occorre decidere, con riferimento al caso di specie, se l’attuale posizione economica C2 alla quale appartiene il sig. Salvaggio, consenta a quest’ultimo di poter essere destinatario dell’incarico di reggenza di funzioni dirigenziali, a differenza della corrispondente ex VIII qualifica funzionale che per tale incarico richiedeva il requisito, di cui il predetto è privo, di “almeno 5 anni di effettivo servizio” in quella qualifica.
Tale requisito – è qui il caso di specificare – è previsto dal decreto del Ministro delle finanze n. 1911/97 applicativo dell’art. 12, comma 3, del Decreto legge 28 marzo n. 79 convertito dalla legge 28 maggio 1997 n. 140, che nel prevedere l’istituto della reggenza di Uffici di livello dirigenziale non generale nell’ambito dell’Amministrazione finanziaria dello Stato, ne affidò al Ministro dell’Amministrazione medesima la determinazione dei criteri e delle modalità.
Ciò posto, al suindicato quesito la Sezione ritiene di dover dare risposta negativa in considerazione soprattutto dei due seguenti motivi: il primo è che il C.C.N.L. richiamato dall’Amministrazione e relativo al personale dei Ministeri per il quadriennio 1998/2001, nel definire il nuovo sistema di classificazione del personale, all’art. 13, comma 4 recita: “ogni dipendente è inquadrato, in base alla ex qualifica funzionale e profilo di appartenenza, nell’area e nella posizione economica ove questa è confluita ed è tenuto a svolgere, come previsto dall’art. 56 del d.leg. 29/93, tutte le mansioni considerate equivalenti nel livello economico di appartenenza nonché le attività strumentali e complementari a quelle inerenti lo specifico profilo attribuito”.
E’ agevole da ciò desumere – osserva la Sezione – che l’inquadramento nelle nuove Aree in base alle ex qualifiche funzionali e profili di appartenza, non comporti, in punto di mansioni, delle innovazioni sostanziali rispetto a quelle preesistenti.
Il secondo motivo che legittima una risposta negativa al quesito che ne occupa, è incentrato sulla considerazione che l’istituto della reggenza nell’Amministrazione finanziaria, previsto nel quadro del potenziamento dell’Amministrazione medesima e delle attività di contrasto dell’evasione fiscale, è da considerarsi, tenuto conto della specificità dei compiti e delle funzioni inerenti alle esigenze operative di quella Amministrazione, come un istituto retto da una normativa speciale. Quest’ultima come tale, deroga, per un certo verso, alla disciplina generale della materia nel consentire ai funzionari dell’ex livello VIII, oggi posizione economica C2 (oltre che agli ex livelli IX oggi posizione economica C3) di poter svolgere incarichi di funzioni dirigenziali non generali.
Ciò stante ritiene la Sezione che tale normativa speciale, nonostante il mutato ordinamento del personale dei Ministeri, continui tuttora a vivere nella sua integrità e interezza talchè trovano, quindi, piena applicazione sia l’art. 13 della legge 140/97 norma base dell’istituto della reggenza nell’Amministrazione finanziaria, sia il D.M. n. 1911/97 recante la indicazione dei criteri e delle modalità di essa.
In tale contesto non ha pregio la tesi dell’Amministrazione secondo cui la equipollenza riconosciuta dal nuovo Ordinamento del personale dei Ministeri, ai fini dell’accesso alla dirigenza (art. 28 comma 2 d.leg. 29/93) delle posizioni economiche C1, C2 e C3, dovrebbe valere anche e “a maggior ragione” ai fini dell’accesso alla reggenza. Ed invero, a parte la già prospettata peculiarità e specificità dell’istituto della reggenza nell’ambito dell’Amministrazione finanziaria, e a parte la diversità e non assimilabilità delle ipotesi d’accesso alla dirigenza e d’accesso alla reggenza, rileva il fatto che la tesi dell’Amministrazione ove conferente, dimostrerebbe caso mai il contrario, nel senso che, proprio perché le richiamate posizioni economiche C1, C2 e C3 non sono di per sé indistinte e non formano, quindi, “un’area unica ed omogenea”, il nuovo Ordinamento del personale ha avvertito l’esigenza di stabilirne la equipollenza a determinati fini quale quello di accesso alla dirigenza, ciò che, altrimenti, non sarebbe stato necessario.
Devesi inoltre rilevare, su un piano più generale e in aggiunta ai motivi sopra illustrati che rendono già di per sé illegittimo il provvedimento in esame, che il provvedimento medesimo desta delle perplessità anche sotto il profilo della motivazione.
Ed invero la reggenza conferita al sig. Salvaggio, pur tenendo conto delle difficoltà peraltro confermate dal rappresentante dell’Amministrazione alla odierna Adunanza, in cui versa l’Amministrazione medesima in punto di organico di dirigenti, non appare di breve durata e non presenta prospettive di rapida e imminente soluzione sembrando, invece, proiettarsi in un futuro di durata ampia ed indeterminata.
Sul punto la Sezione non può non ricordare che l’istituto della reggenza è un rimedio “extra ordinem” di carattere eccezionale ed autoritativo, dovuto a cause imprevedibili e che risponde alla ineliminabile esigenza di assicurare la continuità dell’azione dei pubblici poteri. Come tale la sua durata dev’essere temporalmente limitata, senza escludere quindi l’eventuale apposizione di un termine finale sia pure allo scopo di rivedere e riesaminare la situazione che, in ogni caso, non può trasformarsi, da situazione transitoria in situazione a regime.
Tenuto conto di tutto quanto suesposto il decreto in esame deve ritenersi illegittimo.
P.Q.M.
Ricusa il visto e la conseguente registrazione del decreto in epigrafe.
IL PRESIDENTE
(Danilo DELFINI)

IL RELATORE
(Michele Umberto FRANCESE)

Depositata in Segreteria il 01.07.2003
MP MIRABILIA SI VA AD UNA SCHIARITA

2 marzo 2005

la seconda è buona

come la va...

ciao

seconda prova

ciao.....
ciao