29 febbraio 2008

Rinnovi dei contratti per i dirigenti


Entro il 30 marzo dovranno essere rinnovati i contratti dei dirigenti del ministero per i beni e le attività culturali, guardate la breve intercettazione ambientale scovata sulla rete, clicca su:
http://video.google.it/videoplay?docid=-3447760955828157521&hl=it

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26 febbraio 2008

La protesta della soprintendenza del Friuli


Continua l'avanzata dei sostenitori della tesi "divide et impera", infatti con la scusa di essere più vicini al territorio si fa passare il criterio dell'effettivo indebolimento della struttura ministeriale. Tanti soprintendenti più deboli e più sensibili alla gestione dei poteri localistici.

Riusciranno i Direttori Regionali, da soli, ha garantire l'operatività e l'effettivo coordinamento della struttura per una efficente ed efficace gestione della tutela?

La Tecstat-ministeri sostiene e concorda con le obiezioni dei colleghi funzionari delle varie soprintendenze d'Italia che, seppur in modo velato, rappresentano il disagio di tutti gli uffici periferici rispetto alla ennesima riorganizzazione dell'amministrazione.

Purtoppo le preoccupazioni operative non sembrano interessare i "neo riformatori" che proseguiranno imperterriti sino alla fine.

La domanda che tutti si pongono è perchè utilizzare energie e risorse economiche per modificare un organizzazione che funziona invece che dotarla di nuovo personale e mezzi adeguati per meglio operare?

Sapendo infine che queste modifiche comunque hanno sempre sia un costo economico che un costo umano, che costringerà i pochi addetti a ricoprire ulteriori e nuovi ruoli ed incarichi.

Il Segretario Generale
arch. Danilo De Girolamo


I dipendenti della Soprintendenza BAPPSAE del Friuli Venezia Giulia: appello contro la separazione
Udine – Trieste 11 febbraio 2008


Al Direttore Regionale
prof. Roberto Di Paola
TRIESTE

Al Soprintendente
arch. Guglielmo Monti
Sede TRIESTE

La disposizione ministeriale che impone, a partire dalla fine del prossimo mese di marzo, la divisione della Soprintendenza per i Bappsae del Friuli Venezia Giulia in due Soprintendenze:
-ai Beni architettonici e per il paesaggio,
-al Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico
uniforma l’amministrazione dei beni culturali del Friuli Venezia Giulia alle linee seguite da tempo nella maggior parte delle altre regioni italiane.

I sottoscritti fanno presente alle SS. LL la loro profonda convinzione che questa disposizione, pur sorretta dalle migliori intenzioni a livello ministeriale, se applicata alla specifica realtà regionale avrà esiti negativi per il lavoro di tutela.

Si chiede dunque con forza che si cerchi una deroga all’applicazione di tale disposizione, essendo invece indispensabile, ad avviso dei sottoscritti, adoperarsi per il potenziamento della esistente struttura della Soprintendenza mista, gravemente depauperata di personale.

Le ragioni della nostra richiesta sono radicate nella storia della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia che, sin dalla sua istituzione, ha assommato le competenze della tutela sui beni architettonici e su quelli storico artistici.

Questa duplice competenza si è rivelata preziosa per affrontare i problemi posti dal difficile momento vissuto dal Friuli Venezia Giulia col terremoto del 1976. L’aver avuto un’unica direzione ed un’unica guida ha reso più veloci ed efficaci gli interventi di restauro e ha favorito la naturale collaborazione tra tecnici dei due settori, collaborazione che sarebbe risultata meno incisiva in presenza di due autonome strutture.

I sottoscritti richiamano inoltre l’attenzione sul fatto che la logica conseguenza del lavoro comune compiuto per circa ottanta anni si traduce nella presenza di Archivi comuni, sia cartacei che fotografici, strettamente legati alla documentazione di restauri quasi sempre compiuti in collaborazione da architetti e storici dell’arte.

Vi è poi, sempre come conseguenza del comune lavoro condotto, il patrimonio bibliotecario: strumenti di lavoro e fonti cui attingere nell’attività di tutela, che sarebbe non solo assurdo ma profondamente sbagliato dividere.

Anche il lavoro eseguito dai restauratori (operosi nei due Laboratori di Udine e Trieste) si è spesso indirizzato ad affiancare decisioni prese da architetti sui cantieri di restauro degli affreschi e del materiale lapideo e con risultati positivi per avviare a soluzione problemi non facili, affrontati in accordo tra tecnici che ora si vorrebbe dividere.

Il territorio regionale, pur non essendo molto esteso, presenta tuttavia una notevole complessità, come conseguenza della sua storia che ha determinato di fatto la compresenza di due realtà culturali assai diverse come il Friuli da un lato e Trieste, con quanto rimane della Venezia Giulia, dall’altro.

Questo dato di fatto ha consigliato in passato l’istituzione di uffici staccati prima a Gorizia e poi a Udine, con lo scopo di creare un supporto, rivelatosi prezioso, per far fronte a problemi legati anche alla sua delicata posizione di confine e insieme di incontro di culture.

Ad avviso dei sottoscritti, la divisione producendo frammentazione indebolirebbe una presenza
che, pur affiancata dalle encomiabili iniziative della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, costituisce un punto fermo nell’indirizzo corretto dei lavori di restauro e nel controllo degli stessi.

L’emorragia di personale che ha colpito l’Istituto con il passaggio di numerosi tecnici e funzionari alla Direzione Regionale e l’impossibilità, manifestata dall’Amministrazione negli ultimi anni, di rimpiazzare con nuove assunzioni le uscite per quiescenza di vari architetti e tecnici, rende a nostro avviso ancora più dannosa e improponibile la divisione dell’attuale Soprintendenza mista.

Le due ipotetiche Soprintendenze risulterebbero composte da sparute presenze e prive dei supporti amministrativi indispensabili (Ragioneria, Segreteria, Direzione Personale e così via) per esercitare una vera funzione autonoma.

I dipendenti della Soprintendenza BAPPSAE del Friuli Venezia Giulia

24 febbraio 2008

APPELLO PER IL PAESAGGIO (da patrimonio sos)



19 febbraio 2008, Corriere della Sera

Agli Onorevoli Signori Senatori
Agli Onorevoli Signori Deputati
Ai Presidenti delle Regioni Italiane

Signore e Signori Senatori, Deputati, Presidenti,
la devastazione del Paesaggio Italiano è sotto agli occhi di tutti. E chi lo nega mente sapendo di mentire.

Quando un così illustre malato è così grave è indispensabile che qualsiasi forza dello Stato dia il suo contributo in una coralità di intenti e di sforzi che, sola, può dare i risultati che la drammatica situazione richiede.
E’ un compito che, con lapidea chiarezza, la nostra Costituzione pone fra i primi della nostra Repubblica!
E’ dunque inevitabile che anche lo Stato – a fianco degli Enti locali e con collegiale condivisione di intenti – torni a fare la sua parte, in ciò rispondendo alla sentenza 367 del 2007 della Corte Costituzionale: con buona pace di chi la vuol ignorare essa ribadisce che la tutela del Paesaggio costituisce un valore primario e assoluto che rientra nella competenza ESCLUSIVA dello Stato, precedendo e limitando il governo del territorio affidato anche agli Enti locali.
Anche ma non solo! Troppo chiara per equivocare e per opporvisi, così come alcune forze locali stanno facendo in questi giorni!

Il Consiglio dei Ministri, condividendo il forte impegno in tal senso profuso dal Ministro Rutelli, ha approvato all’unanimità il 25 gennaio 2008 un testo di riforma del Codice dei Beni Culturali che integra, migliorandolo, quello voluto dall’allora Ministro Urbani e che propone tra l’altro:
- una revisione dei meccanismi di delega e subdelega della tutela del paesaggio agli Enti locali
- la necessità di un parere previo e vincolante del Soprintendente sulle pianificazioni urbanistiche in paesaggi vincolati e sulle autorizzazioni
- un rinnovato potere del Ministero per i Beni e le Attività Culturali di introdurre vincoli paesaggistici autonomamente dalle Regioni
Signore e Signori Senatori, Deputati, Presidenti, se l’iter legislativo non si conclude prima delle elezioni perderemo un’occasione storica per dimostrare a noi stessi e al mondo che il “modello Monticchiello” NON è quello che il nostro meraviglioso Paese persegue per la gestione del proprio paesaggio.
E’ una responsabilità epocale che coinvolge e deve coinvolgere ogni organismo della Repubblica: Menenio Agrippa docet.

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