15 febbraio 2008

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13 febbraio 2008

Soprintendenza BAPPSAE di Napoli e provincia...perchè?

L’USPPI Tecstat-ministeri condivide le obiezioni, le argomentazioni e le perplessità dei colleghi della Soprintendenza BAPPSAE di Napoli e provincia, circa lo creazione per gemmazione della nuova Soprintendenza per il PSAE con sede a Caserta, che copra Caserta, Benevento e la provincia di Napoli.
La scelta di seguire l’obbiettivo di depauperamento dell’Amministrazione Centrale attraverso lo svuotamento delle Direzioni Generali attuato con l’istituzione delle Direzioni Regionali, che a loro volta hanno indebolito le Soprintendenze di Settore, accorpandone molte funzioni, ci vede da sempre totalmente contrari.
La moltiplicazione degli uffici, se da un lato è dettata formalmente dal positivo ideale di un riavvicinamento delle istituzioni alle realtà locali, dall’altro lato indebolisce l’autorevolezza dell’istituzione attraverso una parcellizzazione in micro strutture, costrette a garantire i medesimi servizi ma con sempre minori risorse culturali, umane ed economiche.

Tanti piccoli avamposti non migliorano le garanzie di gestione e controllo, ma espongono maggiormente chi li presiede ai tentativi di controllo dei gruppi di potere locali.

Il Segretario Generale
Arch. Danilo De Girolamo

Riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
2008-02-06
Soprintendenza BAPPSAE di Napoli e provincia

Si trasmette la nuova nota a firma dei funzionari della Soprintendenza BAPPSAE di Napoli e provincia, relativa alla discussione sul definitivo assetto territoriale previsto dal Ministero, sicuri di contribuire al dibattito sull'argomento.

Prot. 2478 del 30.1.2008
All’ On.le Andrea Marcucci Sottosegretario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Via del Collegio Romano 27 – 00186 ROMA

Al Direttore Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici arch. Roberto Cecchi Via di S. Michele, 22 - 00153 ROMA

Al Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania dott. Luciano Scala Castel dell’Ovo –Via Eldorado 1 80132 NAPOLI

Alla Segreteria Nazionale CGIL Fax N. 06 67232563

Alla Segreteria Regionale CGIL Fax N. 081 289184

Alla Segreteria Regionale CISL Fax N. 081. 288777

Alla Segreteria Nazionale UIL Fax N. 06 6782911

Alla Segreteria Regionale UIL Fax N. 081 5534453

Oggetto: Riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

In prossimità della discussione per il nuovo assetto territoriale che renda operativa la riorganizzazione degli Uffici centrali e periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si ribadiscono le forti perplessità, già espresse nel documento inviato in data ottobre 2007, che qui si allega, in particolare riguardo alla riattribuzione delle competenze di tutela territoriale del patrimonio mobile dei soli capoluoghi di provincia alle Soprintendenze Speciali per i Poli Museali. La separazione della tutela tra Napoli e provincia appare estremamente problematica in considerazione della storia e della cultura che caratterizza tale area geografica, densamente popolata di importanti emergenze architettoniche e storico- artistiche, spesso contigue. La previsione di istituire una nuova Soprintendenza per il PSAE con sede a Caserta, che copra Caserta, Benevento e la provincia di Napoli appare penalizzante per quest’ultima che, separata dal capoluogo, rischia la completa emarginazione, anche a causa della connotazione diversa rispetto alle altre realtà due territoriali. E pertanto, in occasione della prossima elaborazione del Regolamento di attuazione della Riforma, si chiede che, per i suesposti motivi, di natura culturale, organizzativa e amministrativa, non venga attuata la separazione di Napoli dalla provincia. I funzionari Storici dell’Arte ed il personale tecnico e amministrativo della Soprintendenza BAPPSAE di Napoli e Provincia segue elenco firme sul sito:

http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getcomunicato&id=2059

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11 febbraio 2008

"SVEGLIA PEONES"

Sembra ...... che con un articolo della finanziaria sia stata abolita la norma di previsione dell vice dirigenza nello Stato, dopo averci preso in giro per 17 anni, la legge era del 2001 e prevedeva l'automatismo dell'inquadramento di tutti i funzionari C2 e C3 in servizio al 31 dicembre 2001, ci danno il solito calcio nel sedere (ed uso un eufemismo per amore della decenza).
Qual'è il datore di lavoro che si può permettere di prendere a calci e non rispettare gli impegni presi? Chi per conto dello Stato ci considera o degli schiavi senza ormai il senso della dignità personale (oltre a quella professionale) oppure degli incapaci a cui è già troppo pagargli lo stipendio di fame a fine mese.
Purtoppo sembra che legislatura dopo legislatura nulla cambi in meglio, anzi, più i professionisti dipendenti e i funzionari di alta formazione e specializzazione vengono maltrattati e bastonati e più stanno zitti e lavorano.
SVEGLIA!
Dobbiamo deciderci a prendere in mano le sorti del nostro ormai breve futuro per ridare dignità alla cultura del fare, alla nostra professione e professionalità, facciamo fronte comune almeno noi che siamo forse l'ultimo baluardo dell'intelligentia di questo Paese.
SVEGLATEVI!
Date la forza contrattuale a chi da 35 anni si batte per questi obbiettivi con fermezza, aderendo al sindacato della Tecstat-ministeri.
Aderite compatti e determinati e vinceremo la battaglia!
Date il buon esempio voi che per lustri avete tentato di aprire un dialogo con le OOSS confederali e con la Dirigenza Ministeriale per trovare una soluzione contrattuale dignitosa.
La dimostrazione del nostro impegno è riassunto in questo breve articolo dell'ing. Ottavio Mirabelli di diversi anni fa.

Il Segretario Generale
arch. Danilo De Girolamo


ARTICOLO PUBBLICATO SUL GIORNALE “PROFESSIONISTI QUOTIDIANO”


I PROFESSIONISTI: “PEONES” NEL PUBBLICO IMPIEGO


Numerose, vaste e profonde sono le trasformazioni indotte nell’organizzazione della collettività nel corso dell’ultimo decennio:l’evoluzione del contesto socioeconomico,la globalizzazione dei mercati, l’integrazione europea, i cambiamenti nel mercato del lavoro, la riforma universitaria, dei corsi di laurea, degli ordinamenti professionali, la devoluzione di funzioni dallo Stato alle Regioni, la progressiva retrocessione dello Stato dalle attività di gestione, con la necessaria, ma tuttora insufficiente, valorizzazione ed estensione delle funzioni di pianificazione, programmazione e controllo, la progressiva attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale Stato-privato.
Trasformazioni spesso tumultuose, contraddittorie e disordinate, talora spontanee e non governate.
La caduta delle ideologie è stata seguita dalla caduta dei valori etici e dalla svalutazione dei principi morali.
La finanza ha surclassato l’economia, e la politica; in altri termini, l’economia di carta ha spodestato l’economia della produzione e si è manifestata insofferente alle regole ed al governo della politica.
La globalizzazione dei mercati finanziari, insieme al diffuso impiego delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, comportando la possibilità di una rapidità fulminea (on line) di spostamento di ingenti masse finanziare e nella totale assenza di un governo globale dell’economia, ha prodotto e produce gravi crisi ricorrenti di interi paesi, oltre che di grandi organizzazioni produttive di beni e di servizi, crisi borsistiche, con tosatura periodica dei piccoli risparmi a favore del grande capitale.
Il valore concreto, ma effimero al fine, del denaro ha soppiantato ogni valore etico ed ogni principio morale, divenendo al tempo spesso fine e mezzo di affermazione dell’ego individuale, ipertrofizzato dalle sollecitazioni del consumismo, contenendo in sé, peraltro, i germi della fase prolungata di stagnazione economica che il Paese sta vivendo in questi ultimi anni.
Questo tumultuoso e disordinato sviluppo, insofferente alle regole ed ai controlli, portatore di interessi particolari e di istanze individuali a detrimento degli interessi della collettività, ha condotto alla diffusione dell’affarismo e della corruzione.
Nell’epoca della globalizzazione si va così affermando un individualismo anarcoide, un localismo d’orizzonte e di cultura provinciali.
In questo contesto, sommariamente delineato, le categorie professionali, vale a dire i soggetti cui lo Stato ha conferito, con l’abilitazione all’esercizio della professione, la capacità giuridica ad operare con la garanzia del buon fine dell’obbligazione di risultato contratta con il committente, ma nella contemporanea tutela degli interessi della società ed esistenziali dello Stato, operano nel rispetto del sistema di regole e di leggi, sotto la propria personale responsabilità civile e penale, portatori di valori etici e della deontologia professionale.
Esse categorie, essi soggetti costituiscono i nuclei fondali, sui quali si può ricostruire una società ispirata ai valori etici ed ai principi morali di una civiltà evoluta.
Il potere politico, tuttavia, laddove non corrivo, tollerante comunque del sistema speculativo – localistico – individualistico, ha svalutato ed emarginato dal processo decisorio le funzioni professionali.
Il corpo legislativo dello Stato riconosce tuttavia all’esercizio dell’attività professionale le funzioni di pubblico interesse; perciò, sotto il profilo negoziale, l’obbligo dell’iscrizione all’albo professionale costituisce un requisito soggettivo dal contratto d’opera professionale e, per conseguenza, la sua carenza produce l’invalidità del medesimo.
A chiarimento dei termini di rapporto negoziale, sembra opportuno specificare la differenza sostanziale tra “mandato d’opera con rappresentanza” e “locatio operis”: nel primo è compreso, nella seconda è escluso l’istituto di rappresentanza del committente.
Nel mandato, difatti, il professionista tratta nel nome e nell’interesse dell’azienda o dell’ente rappresentato, e non in proprio, non potendo la persona giuridica che rappresenta l’azienda o l’ente agire altrimenti che a mezzo di propri rappresentanti: i professionisti dipendenti, i quali, nell’esercizio dei singoli mandati professionali, ad essa direttamente rispondono.
Il mandato ha per oggetto un’attività negoziale e non assimilabile al contratto d’impiego, caratterizzato dai vincoli di subordinamento e disciplinare che lega il prestatore d’opera all’imprenditore.
Così, mentre il lavoro subordinato si esplica alle dipendenze o sotto la direzione di un imprenditore, ed il lavoratore presta un’attività d’indole tecnica, nel mandato l’incaricato deve prestare un’attività negoziale.
In definitiva il mandato caratterizzato dal potere, attribuito al mandatario, di sostituire la propria alla determinazione di volontà del mandante, rispondendone penalmente; al mandatario, inoltre, è riservata la sola facoltà di dare istruzioni, mentre all’impiegato, anche quadro o dirigente, il datore di lavoro può impartire ordini circa la conclusione dell’affare.
Non è sufficiente, infatti, al quadro e al dirigente quel margine di discrezionalità e d’autonomia, inseparabili dalla natura intellettuale della cooperazione, per qualificare la prestazione obiettivamente compresa nelle normali sue mansioni impiegatizie.
Nel rapporto di pubblico impiego, la figura e la posizione del professionista dipendente sono sempre distinte rispetto a quelle d’altre categorie tecniche ed amministrative, perché autonomo resterà sempre l’esercizio della professione, pur se esplicata per conto e nell’interesse dell’ente pubblico.
Ciò in quanto, tra l’altro, sussistono tuttavia specifici obblighi del professionista, che prescindono dal rapporto d’impiego – iscrizione all’albo professionale, deontologia e responsabilità professionale, civile, penale, etc. – mentre il rapporto di lavoro disciplinerà le sole mansioni di carattere strettamente burocratico, non potendo interferire negli atti giuridici compiuti e sulla disciplina delle leggi e ordinamenti professionali estranei alla regolamentazione di quel rapporto.
Nella P.A. e nelle aziende la necessità di identificare gli interessi e i valori specialistici dei professionisti dipendenti iscritti agli albi, garantendo loro uno “status” professionale incardinato nel ruolo professionale autonomo, è stata ripetutamente riconosciuta dal Parlamento, sin dalla IX legislatura, con la presentazione alla Camera dei Deputati, anche nelle successive legislature, di più disegni e proposte di legge sul Ruolo Unico Professionale.
Il rapporto del “Comitato di studio sulla prevenzione della corruzione”, presieduto dal prof. Sabino Cassese, presentato alla Camera dei Deputati il 23 ottobre 1996 invitava il Parlamento, tra l’altro, a rafforzare i corpi tecnici, considerato che una delle ragioni principali della corruzione è la debolezza delle amministrazioni, data dall’assenza o dalla insufficienza delle categorie professionali.
Affermava quel rapporto:
“Essa costringe le amministrazioni ad affidarsi a soggetti esterni per tutte le attività che richiedano l’opera di specialisti”, per cui veniva ritenuto necessario che il Parlamento ponesse rimedio a questo stato di degrado, organizzando il personale in questione “in corpi separati, con uno stato giuridico ed un trattamento economico che consentano di attrarre personale di preparazione adeguata”.
Concludeva il rapporto “Non ci si deve illudere di poter acquisire le professionalità necessarie, se non si è disposti a pagare il loro prezzo, né che la corruzione abbia termine, finché le amministrazioni non abbiano superato la loro debolezza”.
Purtroppo l’immobilismo politico e la rinuncia a positivi interventi strutturali di risanamento gestionale dell’apparato pubblico hanno attivato gli appetiti di una vasta pluralità di soggetti lobbistici privati e imprenditoriali che, avendo individuato nella posizione di rendita attiva delle attività professionali dipendenti un consistente margine di profitto, stanno inducendo il sistema politico-amministrativo verso una situazione, che recenti ricerche condotte in Italia sul fenomeno hanno messo in evidenza e che potrebbe chiamarsi della “corruzione della politica non corrotta” (Atti Camera, doc. CXI del 23.10.1996).
Al largo margine di discrezionalità, tradotto nella scelta arbitraria delle norme da applicare, ricorrono spesso non solo gli Enti pubblici, ma anche le istituzioni governative aggirando i vincoli imposti dalle leggi, anche se il legislatore ha imposto al potere discrezionale di emanare provvedimenti non difformi dalle norme e dai disposti di legge. Così, ad esempio, l’ARAN ha disapplicato, nella gran parte dei comparti, l’art. 1, comma 3 del Decreto Legislativo n. 396/97, che prevede in ciascun comparto, un’area contrattuale per gli iscritti agli albi distinta da quella di contrattazione degli altri lavoratori di comparto.
Altrettanto inapplicati sono tuttora l’articolo 11 comma 4 lettera d) della Legge n. 59/1997 e l’articolo 40 ultimo periodo del Decreto Legislativo n. 165/2001.
E’ opportuno, a tal proposito, ricordare che, per evitare sorprese in sede di decreti attuativi e di stesura dei contratti collettivi di comparto, il Parlamento in sede di discussione della Legge 59/1997 approvò uno specifico ordine del giorno (A.C. 2699), con il quale impegnava il Governo “ad adottare, nell’ambito delle direttive all’ARAN per i rinnovi contrattuali, disposizioni volte alla istituzione:
A) di un autonomo comparto di contrattazione per il personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
B) di comparti autonomi di contrattazione, preordinati alla costituzione dei ruoli unici professionali per le categorie dei dirigenti e dei dipendenti, laureati e diplomati, iscritti in albi professionali, o che comunque svolgono attività tecnico-scientifiche e di ricerca; prevedere altresì autonome aree di contrattazione volte alla istituzione di un comparto quadri;
C) di un autonomo comparto di contrattazione per la dirigenza medica e veterinaria del SSN.
I Decreti Legislativi di attuazione e la successiva nuova legislazione, in particolare il D.Lgs. 30 marzo 2001 n° 165 e la Legge 19.06.2002 n° 145, mentre hanno dato piena attuazione ai punti 1 e 3 nonché alla prima parte del punto 2 del suddetto ordine del giorno, per i soli enti pubblici, non hanno dato quella ulteriore chiarezza che forse sarebbe stata necessaria per superare le ultime resistenze per l’estensione della prima parte del punto 2 in tutta la P.A. e per l’attuazione della seconda parte di questo punto 2 che interessa le categorie dei professionisti diplomati.

Ing. OTTAVIO MIRABELLI