5 dicembre 2008

Crescono le Direzioni Generali ed il disagio del personale del MiBAC

ANSA (SPE) - 04/12/2008 - 19.58.00
MUSEI:UIL,DA CONSIGLIO SUPERIORE VOTO ARTICOLATO E 'PALETTI'

ZCZC0612/SXB WIC40272 R SPE S0B QBXB MUSEI:
UIL,DA CONSIGLIO SUPERIORE VOTO ARTICOLATO E 'PALETTI' (ANSA) - ROMA, 4 DIC - Il parere del consiglio superiore dei beni culturali alla bozza di riforma del ministero e' stato articolato e votato in quattro diversi punti. Lo rende noto la Uil Beni culturali, sottolineando che il consiglio ha di fatto anche posto dei 'paletti' proprio sul termine 'valorizzazione' che deve essere intesa come prevede il Codice all'articolo 6 , ovvero valorizzazione in senso culturale dei beni per la promozione e la conoscenza, non per la mercificazione . Il primo punto - al quale sono andati 11 voti favorevoli ed 1 astenuto - riguardava l'apprezzamento della scelta fatta da Bondi di riportare all'attenzione del consiglio il testo riformulato della bozza di riforma del ministero. Il secondo punto riguardava la nuova formulazione della direzione generale per la valorizzazione: in questo caso i voti a favore sono stati 8, mentre hanno votato contro in tre: Marisa Dalai Emiliani, Mariella Guercio e Gianfranco Cerasoli. Nel terzo punto messo ai voti il consiglio conferma pero' al di la' della riformulazione dell'articolo sulla nuova direzione generale, tutte le critiche espresse nel voto del 18 novembre : in questo caso ci sono stati 11 voti a favore e 1 astenuto. Infine al quarto punto - votato all'unanimita' - il documento stilato dal consiglio superiore denuncia la situazione di sofferenza e grave disagio delle sedi periferiche del ministero, soprintendenze, archivi, biblioteche. Tra le cose da apprezzare, sottolinea il rappresentante dei sindacati Cerasoli (che ha votato contro la nuova direzione ed espresso un giudizio negativo sull'intero schema di regolamento) il metodo usato dal ministro, che ha garantito che una volta approvato il decreto da Consiglio dei Ministri della prossima settimana durante la discussione che si terra' davanti alle Commissioni Parlamentari di Camera e Senato ''sara' costantemente monitorato e potra' essere oggetto di ulteriori approfondimenti da parte del Consiglio Superiore''. (ANSA). LB 04-DIC-08 19:53 NNN

Etichette: , , , , ,

4 dicembre 2008

SLITTA NUOVAMENTE IL CONGRESSO U.S.P.P.I.













Nonostante le sollecitazioni del Segretario Ing. Mirabelli, il mancato svolgimento del congresso della federazione CUS e CUSPEL ha impedito a termini di statuto lo svolgimento del congresso e la nomina del Segretario Generale.
La gravità della situazione richiede che vengano adottati inderogabilmente dei provvedimenti nei confronti delle federazioni inadempienti.
Per questo motivo il 18 ottobre nell’ambito della “Settimana della vita collettiva” si è svolto solo il 15° CONVEGNO NAZIONALE DELL'UNIONE SINDACATI PROFESSIONISTI PUBBLICO E PRIVATO IMPIEGO – USPPI sul tema: “Valorizzare i professionisti per il rilancio sociale, economico e morale dell’Italia”.
-------------------------

La relazione introduttiva dell’Ing. Ottavio Mirabelli Segretario Generale dell’U.S.P.P.I.
Vaste, profonde e numerose sono le trasformazioni del quadro sociale, economico e politico degli ultimi due decenni: l’evoluzione del contesto socio-economico, la globalizzazione dei mercati, l’integrazione europea, i cambiamenti nel mercato del lavoro, la riforma universitaria, dei corsi di laurea, degli ordinamenti professionali, la devoluzione di funzioni dallo Stato alle Regioni, la progressiva retrocessione dello Stato dalle attività di gestione, con la necessaria, ma tuttora insufficiente, valorizzazione ed estensione delle funzioni di pianificazione, programmazione e controllo, la progressiva attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale Stato-privato, peraltro spesso in maniera irrazionale creando situazioni di conflitto di interesse tra controllore e controllato.
Negli ultimi due decenni sono avvenute vaste e profonde trasformazioni del quadro sociale, economico e politico, sovente tumultuose, contraddittorie e disordinate, talora spontanee e non governate. come:
l’evoluzione del contesto socio-economico;
la globalizzazione dei mercati;
l’integrazione economica europea e l’introduzione della moneta unica;
i cambiamenti nel mercato del lavoro; la riforma dell’università e della scuola, dei corsi di studi secondari e di laurea;
le direttive europee nei campi industriale e dei servizi, con rilevanti conseguenze sulle attività e gli ordinamenti professionali;
la progressiva devoluzione di funzioni dallo Stato alle Regioni;
la progressiva retrocessione dello Stato dalle attività di gestione, peraltro senza la necessaria valorizzazione ed estensione delle funzioni di pianificazione, programmazione e controllo;
la progressiva attuazione del principio di sussidarietà orizzontale Stato-privato, spesso in maniera irrazionale creando situazioni di conflitto di interesse tra controllore e controllato.
In campo sociale, il Censis, nel rapporto annuale 2007, rileva che: “La società sembra adagiarsi in un’inerzia diffusa, una specie di antropologia senza storia, senza chiamata al futuro. Una realtà sociale che diventa ogni giorno una poltiglia di massa; impastata di pulsioni, emozioni, esperienze e, di conseguenza, particolarmente indifferente a fini e obiettivi di futuro, quindi ripiegata su se stessa.
Una realtà sociale che inclina pericolosamente verso una progressiva esperienza del peggio…………..Tanto che, quasi quasi, al termine poltiglia di massa si potrebbe (con eleganza minore) sostituire il termine più impressivo di “mucillagine”, quasi un insieme inconcludente di “elementi individuali e di ritagli personali” tenuti insieme da un sociale di bassa lega.
Pertanto in una società così inconcludente appare difficile attendersi l’emergere di una qualsivoglia capacità o ripresa di sviluppo di massa, di “sviluppo di popolo” come si diceva una volta; e le offerte innovative possono venire solo dalle nuove minoranze attive.”
Tra queste, il Censis annovera ricercatori, tecnologi e professionisti.
In campo economico, l'Italia, con il più alto debito pubblico d'Europa, con un PIL pro capite presto superato da quello della Spagna, si avvia a diventare il fanalino di coda dell'Europa dei dodici, un paese in via di sottosviluppo: la grande industria praticamente distrutta da una casta imprenditoriale incolta, egoista e provinciale, incapace di affrontare la concorrenza mondiale, orfana dell’assistenzialismo dello Stato, e nella quale proliferano i cosiddetti “furbetti del quartierino”.
Un’Italia che emargina la cultura, la professionalità, l’eccellenza, che sono d’ostacolo alla mediocrità, al degrado etico e al malaffare.
La finanza ha soverchiato l’economia, e la politica; in altri termini, l’economia di carta ha spodestato l’economia della produzione e si è manifestata insofferente alle regole ed al governo della politica.
La globalizzazione dei mercati finanziari, insieme al diffuso impiego delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, comportando la possibilità di una rapidità istantanea (on line) di spostamento di ingenti masse finanziare e nella totale assenza di un governo globale dell’economia, ha manifestato i limiti e i gravi difetti del neoliberismo e ha prodotto e produce gravi crisi ricorrenti di interi paesi - che si ripercuotono nel mondo globalizzato - oltre che di grandi organizzazioni produttive di beni e di servizi, crisi borsistiche, con tosatura periodica dei piccoli risparmi a favore del grande capitale. Crisi che richiedono l’intervento degli Stati per il salvataggio di istituzioni finanziarie o economiche; tanto che perfino nello stato del più puro capitalismo del mondo, gli USA, il Governo è reiteratamente intervenuto per il salvataggio o addirittura la nazionalizzazione di istituti bancari in occasione della crisi dei mutui subprime.
Sul piano etico-morale, la caduta delle ideologie politiche è stata seguita dalla caduta dei valori etici e dalla svalutazione dei principi morali.
Il valore concreto, ma effimero al fine, del denaro ha soppiantato ogni valore etico ed ogni principio morale, divenendo al tempo stesso fine e mezzo di affermazione dell’ego individuale, dell’egolatria; il tumultuoso e disordinato sviluppo, insofferente alle regole ed ai controlli, portatore di interessi particolari e di istanze individuali a detrimento degli interessi della collettività, ha condotto alla diffusione dell’affarismo e della corruzione.
Ma il non governato e distorto sviluppo selvaggio ha incredibilmente accresciuto le differenze sociali, tra ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e ceto medio tosato e impoverito; analogo processo si è verificato nel contesto mondiale tra i differenti paesi.
In campo politico, è enormemente cresciuto il distacco tra paese e classe politica, peraltro in generale inadeguata, incolta, incompetente ed incapace, ma arrogante, che, sempre più autoreferenziale e autocratica, si è andata configurando in una vera e propria casta, insofferente al giudizio ed al controllo democratico e tesa in sostanza esclusivamente alla gestione del potere, delle risorse, degli affari.
L’arroganza della casta politica è giunta al punto di espropriare ai cittadini il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, attribuendosi per legge un vero e proprio diritto di nomina, e di approvare provvedimenti legislativi che limitano il potere investigativo e giudiziario e depenalizzano reati, per sottrarre quel centinaio ed oltre di parlamentari pregiudicati, condannati o indagati all’applicazione delle leggi cui invece sono soggetti tutti i cittadini.
La casta politica ha emarginato la cultura, la conoscenza, l’intelligenza, le professioni e i professionisti, insofferente al contropotere tecnico, limitativo o pericoloso per il suo strapotere.
La politica si è così mostrata incapace a governare sistemi e processi complessi e il fenomeno della globalizzazione; a risolvere i problemi complessi di una società sempre più complessa.
L'affarismo politico ha consentito sempre più ampi spazi alla finanza malavitosa e truffaldina.
Le privatizzazioni d’imprese produttive e di aziende di servizi, e le cartolarizzazioni del patrimonio pubblico si sono rilevate un grande affare per gli amici degli amici ed un disastro finanziario per lo Stato.
Le pseudo-privatizzazioni d’imprese di servizi pubblici, soprattutto locali, poi, sono state finalizzate ad aggirare leggi e normative di governo e controllo delle pubbliche amministrazioni, in particolare la legislazione dei lavori pubblici e delle pubbliche forniture, la normativa sulle assunzioni esclusivamente per concorso pubblico - per poter assumere i clienti di partito a chiamata anche telefonica indifferentemente dalle loro capacità, cultura e professionalità, considerate anzi tutte caratteristiche negative, secondo un criterio che si può definire di “incompetenza” - e il sistema contrattualistico pubblico - per poter assegnare ad libitum ai clienti e boiardi politici assegni e prebende - conseguendo per tal via non miglioramenti di efficienza e di efficacia, ma enorme aumento di costi per la collettività, servizi sempre più scadenti e situazioni finanziarie fallimentari continuamente alimentate e ripianate dalla pubblica finanza.
La corruzione dilagante e diffusa, infine, caratterizza un quadro deprimente e senza speranza, molto simile a quello di tangentopoli, se non peggiore.
A livello europeo, l'U.E. si è data una strategia di politica economica e sociale, la strategia di Lisbona.
L’obiettivo della strategia di Lisbona è molto ambizioso e si propone di far divenire l’Europa “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”.
I professionisti e i ricercatori sono i principali detentori ed operatori della conoscenza; la valorizzazione del ruolo e delle funzioni professionali è il principale strumento che pùò consentire all'Italia di attuare la strategia di Lisbona, di rialzarsi, di operare il salto di qualità necessario a riportarla tra i paesi leader d'Europa e del mondo.
Riguardo alle professioni intellettuali, le funzioni di pubblico interesse attribuite dallo Stato Italiano all’esercizio dell’attività professionale sono riaffermate non solo dalla copiosa e costante giurisprudenza italiana; anche la Corte di Giustizia europea è chiara e costante su questo principio, come, ad esempio, con la sentenza C-79/01, nella quale riconferma un principio fondamentale: l’attività professionale intellettuale è strumento principe per la tutela degli interessi generali che giustificano le limitazioni alle regole fondamentali del Trattato europeo, come la libertà di stabilimento.
Inoltre, l'U.E. ha emanato due direttive, vigenti quindi anche in Italia, che affermano regole caratterizzanti la specificità delle professioni intellettuali e delle loro organizzazioni, nel nuovo tempo dell'economia della conoscenza.
In Italia, tuttavia, a carico dei professionisti è stato posto un vero e proprio “deficit” di equità, che è conseguenza delle modalità con cui è organizzata in Italia la rappresentanza degli interessi delle forze sociali: le entità associative consultate dal Governo, ai fini delle decisioni in materia di economia, sono tradizionalmente solo e sempre due: la Confindustria in rappresentanza dei ceti imprenditoriali, e i grandi sindacati in rappresentanza dei ceti del lavoro non qualificato, secondo l’anacronistica tradizione fordista ed un criterio che è stato autorevolmente definito “corporativismo duale”.
La gestione dell’economia nazionale è dunque legata alla trama degli interessi e controinteressi del “corporativismo duale”, della coppia dominante - che determina la natura egemonica ed esclusiva del sistema nel contesto economico del nostro Paese - ancorata tuttora alla ormai anacronistica cultura, alle modalità, ai parametri definiti ed organizzati intorno alla centralità della produzione industriale.
Nella P.A. e nelle aziende pubbliche o a capitale pubblico, la necessità di identificare gli interessi e i valori specialistici dei professionisti dipendenti iscritti agli albi, garantendo loro uno “status” professionale incardinato nel ruolo professionale autonomo, è stata ripetutamente riconosciuta dal Parlamento, sin dalla IX legislatura, con la presentazione alla Camera dei Deputati, anche nelle successive legislature, di più disegni e proposte di legge sul Ruolo Unico Professionale.
Il rapporto del “Comitato di studio sulla prevenzione della corruzione”, presieduto dal prof. Sabino Cassese, presentato alla Camera dei Deputati il 23 ottobre 1996 invitava il Parlamento, tra l’altro, a rafforzare i corpi tecnici, considerato che una delle ragioni principali della corruzione è la debolezza delle amministrazioni, data dall’assenza o dalla insufficiente presenza delle categorie professionali.
Affermava quel rapporto, integralmente valido tuttora: “Essa costringe le amministrazioni ad affidarsi a soggetti esterni per tutte le attività che richiedano l’opera di specialisti”, per cui veniva ritenuto necessario che il Parlamento ponesse rimedio a questo stato di degrado, organizzando il personale in questione “in corpi separati, con uno stato giuridico ed un trattamento economico che consentano di attrarre personale di preparazione adeguata”.
Concludeva il rapporto “Non ci si deve illudere di poter acquisire le professionalità necessarie, se non si è disposti a pagare il loro prezzo, né che la corruzione abbia termine, finchè le amministrazioni non abbiano superato la loro debolezza”.
I professionisti italiani possono e vogliono rilanciare, allora, i valori professionali di competenza, di coscienza, di iniziativa e di responsabilità personale, morali, di etica e di deontologia, e quei valori umanistici e costituzionali, oggi più che mai concretamente realizzabili, grazie soprattutto alle grandi conquiste della scienza e della tecnologia: la solidarietà, il diritto al lavoro, alla salute, alla difesa, all’assistenza e previdenza sociale, e la tutela della sicurezza, del paesaggio, del patrimonio artistico, della libertà di stampa, del risparmio, della maternità, dell’infanzia, della gioventù, e così via, i valori della centralità dell'uomo nella società, dell'impresa al servizio dell'uomo, del mercato a servizio della società, dell’economia sociale di mercato.

Etichette: , ,