13 gennaio 2008

Mai come nel 2007 abbiamo assistito con meraviglia alla grande grande affluenza e partecipazione ad un concorso per dirigenti al ministero per i beni e le attività culturali, il fatto ci ha indotto a riflettere sulle cause di questa adesione.

Nel caso di quello a Soprintendente architetto su oltre cinquecento domande risultano presenti agli scritti oltre 300 architetti ed ingegneri italiani oltre ad un imprecisato numero di laureati in architettura e ingegneria anche con laurea breve.

Tra costoro moltissimi degli attuali funzionari del MIBAC.

Che cosa ha spinto costoro, come chi scrive, a sottostare all'inutile rito concorsuale, forse il bisogno di affermazione personale, forse l'ambizione di partecipare alla gestione del potere locale o forse la volontà di assumersi la paternità dei problemi di gestione e salvaguardia del patrimonio?

Se si pensa che al precedente concorso pubblico per esami del 1999 erano presenti una cinquantina di architetti (tutti laureati, abilitati e iscritti agli albi professionali), riteniamo probabile che la massiccia partecipazione sia dovuta quasi esclusivamente all'impossibilità di sopravvivere con gli attuali 1500 euro da funzionario c3 o poco più per i c3super.

Insomma nonostante le premesse, le anomalie del bando, la maggioranza degli architetti ministeriali ha ritenuto comunque di partecipare alla lotteria, sottoponendosi a lunghi viaggi e ad un incredibile "tour de force" di 8 ore su una seggiolina di plastica preformata ed uno scrittoio pieghevole (più simile ad un tavolino d'osteria che ad una scrivania) ...

Non sarebbe stato preferibile adeguare lo status giuridico dei professionisti dei ministeri a quello dei colleghi del parastato (tutti nell'area della dirigenza) e poi che la classe politica scelga chi vuole per il posto che vuole, senza ipocrisie concorsuali.

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